Giovedì, 4 luglio 2013: terminata la camminata verso Santiago de Compostela, ci si concede un po’ di vacanza. Qui sono a 5 km da Braga (Portogallo), dove c’è il santuario Bom Jesus do Monte che si erge in cima a una monumentale scalinata barocca. La scalinata, a doppia rampa, presenta alla base due colonne intorno alle quali è avvolto un serpente; l’acqua fuoriesce dalla bocca del rettile e cola a spirale intorno al suo corpo. Sopra la fontana delle Cinque Piaghe, l’acqua zampilla dai cinque bisanti che appaiono nello stemma del Portogallo, ogni piano di sosta è adorno di fontane allegoriche che illustrano i cinque sensi. A seconda del senso illustrato, l’acqua zampilla dagli occhi (vista), dalle orecchie (udito), dal naso (olfatto) e dalla bocca (gusto). Il tatto è rappresentato da un personaggio che tiene nelle mani una brocca da cui sgorga l’acqua. Va detto che dall’ingresso al santuario ci sono in totale 577 scalini da percorrere, di cui 450 sono della pura scalinata che sale a zig zag. Chi non volesse salire lungo la faticosa scalinata, può servirsi di una funicolare… ma sarebbe un peccato. Il viaggio è durato dal 18 giugno all’8 luglio 2013, mentre del puro Cammino sinteticamente dico che abbiamo percorso 224 km distribuiti in dieci tappe, il resto è stata vacanza… soprattutto in Portogallo. Sulla via del ritorno, a Cammino concluso, abbiamo pertanto visitato Finisterre, Porto (solo intravista all’andata) Braga (già citata qui sopra), Coimbra e Lisbona. A livello concreto, il puro Cammino è iniziato il 21 giugno ed è finito nella bella Santiago de Compostela domenica 30 giugno.

domenica 29 gennaio 2023

Nei viaggi è consigliabile

portarsi un cane?

Mai dire mai… dice un vecchio adagio. Chi l’avrebbe detto che, adesso ultrasettantenne, io abbia un cane? Ebbene, sì. Dal 29 dicembre 2022 ho Penny, un misto tra yorkshire terrier e bastardina, che ha sette anni (essendo nata il 20 novembre 2015): viene da Edolo, in alta Valcamonica, da parte di una signora ottantottenne del posto che non se l’è sentita più di accudirla. Pertanto l’ha voluta Marika, ed io mi sono adeguato nonostante il mio dissenso. È ovvio che poi io mi sia affezionato a lei, e le voglia un gran bene: mi è anche assai simpatica  Di yorkshire terrier c’è il 60%, così mi è stato detto perché io non ci capisco niente sull’argomento, e la caratteristica è che non perde il pelo, sa stare da sola in casa senza dare fastidio al vicinato e pesa appena 7,2 chilogrammi. Tutto positivo, quindi? Mah, nel mio appartamento già si è sommersi da un’infinità di piante (che in estate ci obbliga di tornare a turno dall’Abruzzo per innaffiarle) e poi adesso c’è anche il cane. Sul tornare a Milano per le piante ora non si può più ricorrere alla turnazione: capiterà sempre a me tornare, perché Penny riconosce Marika come capo branco e quindi è preferibile che loro non si stacchino. A me gli animali piacciono ma negli spazi giusti, non in un condominio. Anche se questa è proprio una cagnolina da appartamento e il suo colore ocra è simile alla mia pavimentazione… perciò si mimetizza in maniera incredibile: spero di non schiacciarla involontariamente. Se fosse la classica razza yorkshire terrier non ci sarebbe stata nessuna discussione, non accettandola proprio. Siccome non mi piacciono le persone fighette non mi piacciono neanche i cani fighetti e piuttosto tifo per i bastardini (o meticci, come dir si voglia): ovviamente parlo di fighetti non nel senso sessuale, bensì come riferimento furbesco e snob di chi se la tira. La cagnetta si comporta bene, è una coccolona, si adatta senza entusiasmo a fare le scampagnate nel grande e bel parco che è a una sessantina di metri da casa mia (è una vera cuccagna per i cani). Per giunta la cagnolina ha paura di tutto ed è terrorizzata dal rumore dei petardi, al punto di scappare velocissima senza capire più niente con il rischio di attraversare la strada ed essere investita da un veicolo.

Meno male che la cagnolina non l’ho avuta prima, altrimenti col cavolo avrei fatto i miei viaggi! Io penso che il cane sia un impegno non indifferente e limiti assai la propria libertà di muoversi. O il cane, o i viaggi… oppure trovare chi lo accudisce per uno o più mesi consecutivi: una cosa esclude l’altra. E, dovendo scegliere, non avrei mai sacrificato un bel viaggio per un cane: se considero che pur di viaggiare ero disposto a licenziarmi dai posti di lavoro, nessun cane mi avrebbe fermato. Giammai. Adesso ho l’età giusta per avere anch’io un cane: d’altronde non siamo tutti uguali. C’è chi mi dice che si può viaggiare pure con un animale; può darsi, ma dipende da quali viaggi: sulla Vespa, per esempio, dove l’avrei messo? Oppure quando ho attraversato il Sahara, o in certe zone dell’India, o in alcuni territori dell’Africa subsahariana, o nelle Ande, o nella Patagonia? Inattuabile. È ovvio che in Europa e nei luoghi turistici internazionali la musica cambia, ma soltanto lì. Non credo che nell’affrontare certi viaggi tosti sia semplice portarsi un cane. In alcuni posti avevo difficoltà a procurami da mangiare, figurarsi se avessi dovuto provvedere anche a un animale quando ero già in difficoltà io. L’animale va bene per una vacanza, ma non per i viaggi che durano tanto: non ho mai conosciuto nessuno che abbia fatto viaggi avventurosi, con un cane al seguito.

E con una Vespa sidecar apposta per il cane? È romantico pensarlo, ma niente affatto concreto. Il mio viaggio verso l’India, durato 11 mesi, è nato perché amavo l’idea di farlo su una due ruote… non su una tre o quattro ruote: non è la stessa cosa. E poi c’è un’altra questione: ero partito in Vespa non perché volevo usare quel modello, ma perché già ce l’avevo e per di più era lo stesso mezzo con cui ero andato l’anno prima a Capo Nord. Inoltre ero partito con una Vespa neanche nuova, ma addirittura accidentata. Insomma, io ho sempre adottato il concetto se la coperta è corta ci si adegua. Nei miei viaggi un animale al seguito sarebbe stato un impedimento, perché una cosa è fare una gita di uno o più giorni, magari sulle strade sterrate, ben altra cosa è fare viaggi lunghi senza sapere dove si pernotti la notte, senza un minimo di programmazione… come facevo spesso. Il cane, volendo, avrei potuto portarlo in vacanza nel 2019 in Portogallo, quando ci ero ritornato stavolta con mia moglie. Quella era una vacanza, non un viaggio, e il cane non sarebbe stato un impiccio. Ma solo lì, non negli altri viaggi. Bisogna distinguere tra vacanza e viaggio.

Un’ultima cosa: corre voce che lavere un cane si diventi una persona migliore, ma non sono d’accordo. Chi in strada o nei parchi raccoglie gli escrementi del proprio mammifero domestico a quattro zampe era una bella persona anche prima di averlo, mentre chi non lo fa era stronzo (o stronza) già di suo. E che dire di chi fa tagliare la coda al proprio cane: questa sarebbe una persona migliore? Non penso proprio, tutt’altro. Morale: l’avere un canis lupus familiaris né migliora né peggiora la gente, tutt’al più chi ce l’ha può essere gratificato da una lieta compagnia. Null’altro, o meglio: resta l’enorme affetto (ricambiato) verso il proprio cane, al punto tale che per parecchie persone è una cosa imprescindibile… al di là di tutto. Un discorso a sé merita chi vive da solo e che riversa l’amore pieno soltanto per il suo cane, anziché rivolgerlo a qualsiasi altro essere umano: e qui si potrebbe aprire una viva argomentazione, sul perché di questi comportamenti, sul perché si riversa un amore incondizionato al proprio “figlio peloso”. In definitiva, pur non migliorando il modo di essere può darsi che a un bel po’ di persone il cane faccia bene al proprio umore. Ma non è detto che sia valido per tutti e può anche darsi che per alcuni l’avere un cane possa diventare un alibi, una scusa per ritenersi impossibilitati a fare altre cose: non è un’alternativa così rara… tutt’altro. Come per esempio non andare in vacanza in aereo, giacché può essere complicato portarsi il cane; oppure non poter visitare i musei, considerando che lì quasi ovunque sia vietato l’accesso ai cani. È legittimo che sia così, perché è bene che ciascuno abbia le sue priorità: l’importante, però, è che non si usino poi come scusanti per non poter soddisfare altri eventuali interessi… altri interessi che a quanto pare non si ritengono granché presenti. Per l’intera mia vita le priorità, per esempio, sono stati i viaggi non di certo il cane. Ma conosco chi, giustamente, abbia tale ordine invertito. La vita è come una camicia, ognuno ha la sua taglia e non ha senso volersi mettere per forza la camicia di un altro: c’è chi ama viaggiare e chi no. Punto.

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